Alle Corde è il romanzo di Leandro Conti Celestini, che mette a fuoco la storia di un giovane atleta che rincorre il sogno di diventare un wrestler professionista nella Las Vegas di fine anni ’70.
Ad accompagnare il libro, c’è anche una linea di underwear (Tigerheat Productions ) totalmente ispirata al mondo del wrestling, che Leandro ha sapientemente costruito indosso ai personaggi del libro e che si può comprare qui.
Sul Wrestling nel corso del tempo sono state dette e nascoste tantissime cose come ad esempio la connessione assoluta con l’ambiente gay che in realtà è da sempre una componente di questo sport.
Basti pensare al termine “Flamboyant”, parola che veniva utilizzata per indicare i lottatori wrestler gay.
Se torniamo indietro negli anni ’40, troviamo l’americano Gorgeous George, con i suoi capelli cotonati sempre curati e uno tra i primi ad usare il trucco intorno agli occhi e una vestaglia femminile per salire sul ring.
Poi è arrivato Liberace, che faceva la sua entrata sul ring con due boni unti d’olio, con le sue movenze effemminate che durante la lotta amava spruzzarsi del profumo sul ring per cacciare via l’odore di sudore dei suoi avversari.
E ancora Pretty Boy Pat Patterson, che fu uno dei più forti “Flamboyant”, gay dichiarati. Lui ancheggiava sul ring, e ogni volta che batteva un avversario si metteva il rossetto. Quest’uomo vinse tutto il vincibile in termini di cinture, dominando il mercato mondiale del Wrestling degli anni 80′.
Questo per dirvi che “Alle Corde” mi ha fatto fare un viaggio nel tempo, ricordandomi che oggi forse ci scandalizziamo per molto meno, e che alcuni sport non sono prettamente “maschi” come vogliono farci credere.
Ciao Leandro, come è dove è nata l’idea per Alle corde?
L’idea del romanzo nasce da Tigerheat Productions, il mio brand di underwear ispirato proprio al mondo del wrestling in un’interpretazione più moderna e sexy; il singlet da cui il mio prende forma era piuttosto comune negli anni 70 sul ring, e l’interazione con clienti, influencers e magazines mi ha fatto venire voglia di creare una storia che ci girasse intorno… vedevo un antieroe in un mondo selvaggio, disperato e senza regole che combattesse per arrivare in cima come nella tradizione dei bildungsoman o di una soap opera a puntate.
Perchè il wrestling?
Da ragazzo gay alla fine degli anni ’80, dove niente era così accessibile come oggi su internet, questo sport per me rappresentava la pura fantasia, anche più della boxe, di cui i pugili non avevano lo stesso fascino “nudo” e si toccavano solo con i guantoni.
Con il wrestling invece c’era contatto, costumi di lycra, charme, eroi, erotismo, erezioni. Mi ricordo che lo guardavo di nascosto, senza lasciar trasparire le mie vere emozioni ma ha sicuramente segnato la mia adolescenza.
È stata dura portarlo al termine?
Sinceramente no, non mi aspettavo di pubblicarlo e lo scrivevo per sperimentare qualcosa di nuovo… non mi ero mai cimentato nella scrittura ma sempre nelle arti visive.
E non avevo neanche idea di come sarebbe andato a finire! Ogni giorno scrivevo, lasciando che la storia si sviluppasse da sola nel tempo, raccogliendo le ispirazioni di una giornata, finchè non seppi che era arrivato il momento di mettere la parola fine.
Non sapevo bene cosa farne dopo, solo di esserne soddisfatto e un amico mi suggerì, prima dell’auto-pubblicazione, di mandarlo a qualche casa editrice specializzata in letteratura gay.
Dopo un mese, una di quelle che avevo contattato mi rispose, proponendomi un contratto di pubblicazione… questo era poco più di sei mesi fa.
A chi ti sei ispirato, quali sono i tuoi riferimenti?
I riferimenti sono numerosi e vengono ancora soprattutto dal mio periodo adolescenziale: il protagonista esce dalla pittura dei preraffaelliti e di Botticelli, volevo un “underdog”(quello che viene sempre dato per sfavorito), sia nell’aspetto che nei modi di fare, perchè questo è il personaggio che mi ha sempre attratto nei libri e nei film.
Ovviamente il riferimento ai cartoni animati giapponesi è chiaro: l’Uomo Tigre al primo posto, ma anche molti altri, per il tema dell’amicizia, del sacrificio e un velo di malinconia di fondo.
Il cinema poi, in particolare quell’Old Hollywood degli anni 40 in bianco e nero, e qualche incursione nella letteratura fantasy più classica (Ende e la sua “La Storia Infinita” per citarne uno, Atreyu e Bastian, eroi on the road).
Tristan, il personaggio principale, mi ha colpito particolarmente perchè nonostante sia un bravo ragazzo, viene descritto come schivo ed è bullizzato. C’è del personale in questo racconto?
Non so quanto gli scrittori mettano di sè nei loro romanzi, io, forse perchè sono all’inizio e non sapevo dove altro attingere, ho messo molto della mia esperienza personale.
Ma non solo in Tristan, che forse rappresenta la mia vita da ragazzo (molti episodi descritti nel libro mi sono successi) ma anche nel Coach, soprattutto adesso per come vedo le nuove generazioni, e in Johnny, per la sua estetica, il suo gusto e la sua passione per l’arte e i libri.
Certo ho subito episodi di bullismo, ma se ci ripenso adesso, posso dire che mi sono serviti a imparare a reagire da solo, senza chiedere aiuto a nessuno e capire che a volte dobbiamo trovare la forza di combattere perchè la vita non è sempre giusta ma è così che cresciamo!
Anche la colonna sonora di Alle Corde sembra avere una grande importanza.. in base a cosa hai scelto canzoni dei Supertramp e Bowie passando per Joan Baetz w Ray Charles?
Decisamente come nel cinema, anche nella musica sono un nostalgico e ho citato alcune canzoni per dare un contesto temporale della vicenda: la storia presenta un arco di tre anni, dal 1979 al 1982 e ho messo dei pezzi che rappresentassero appieno quel periodo, in modo che, chi le riconoscesse, fosse ancora più facilitato a fare un tuffo nel passato e a sentire quelle particolari emozioni che la canzone porta nella scena.
Oltre ad aver scritto questo libro, lavori da tempo nella moda: è forse per questo motivo che la descrizione degli ambienti e delle caratteristiche dei personaggi sono accuratissime?
L’aspetto visivo mi ha accompagnato per tutta la vita: mi sono laureato in Storia dell’Arte, tuttora dipingo, disegno una collezione di tessuti e di abiti da donna ( a volte faccio anche le foto) e infine il mio brand. Anche quando guardo un film faccio più attenzione al set e i costumi più della recitazione, quindi direi proprio di sì!
Hai pensato che Alle Corde possa diventare un film?
Molti lettori mi hanno scritto di aver apprezzato questo aspetto descrittivamente “cinematografico” del libro… per me vedere la storia trasposta in un film sarebbe un sogno e sarei onorato se succedesse!
All’inizio mi aspettavo un romanzo dalle linee erotiche, invece ho letto qualcosa pieno di elementi legati al cinema e quando si parla di sesso si respira una certa poesia: cosa ti aspetti da chi legge Alle Corde?
Mi fa molto piacere sentirlo! Io considero la mia storia un classicissimo romanzo di formazione e di crescita… e che cosa c’è di più naturale del sesso nella crescita di ognuno di noi? Le scene dettagliate di eros ovviamente poi etichettano il romanzo come “erotico” ma io, come tu dici, non lo vedo come l’aspetto principale.
Spero che chi legge il libro, oltre che divertirsi un po’ con queste scene che ho cercato di mantenere dolci come una “prima volta”, comprenda anche il mio messaggio di non arrendersi mai, neanche quando siamo “alle corde” in una situazione disperata, e cercare nella parte più nascosta quell’ultimo briciolo di energia per rialzarci.
Nella cover, il protagonista, indossa un capo del tuo brand di underwear, Tigerheat Production, come è nata la linea e perché hai scelto di vestire i tuoi personaggi con i tuoi vestiti?
La storia della linea è piuttosto curiosa: io collaboro spesso con alcuni studios cinematografici qui a LA e quattro anni fa un regista mi chiese di realizzare i costumi per il suo film, tra cui uno per una scena di un sogno del protagonista.
Da come mi descrisse la scena, vidi un film di Fellini e in quel sogno il protagonista era un wrestler in una specie di circo.
Da lì presi l’immagine classica del singlet e la stravolsi, rendendola più erotica e surreale, con echi anni ’30, ’70 e ’80. Una volta realizzato il prototipo, mi piacque così tanto che decisi di produrlo in serie e venderlo.
Fu un successo praticamente immediato, perchè nessuno aveva mai concepito un capo così “femminile” per il guardaroba maschile. Ho deciso di farlo indossare al protagonista proprio come omaggio al brand di cui sono molto orgoglioso!
Stai scrivendo già un altro romanzo?
Lo sto facendo! Tutti mi hanno chiesto se ci sarà un seguito alla storia di Tristan, per ora dico sicuramente no.
Il nuovo romanzo parla di Andreas, un ragazzo italiano che tenta la fortuna nella Città degli Angeli (siamo negli anni ’90 questa volta) e rimarrà invischiato in un giro di combattimenti clandestini e decisamente sarà un’altra storia di formazione.
L’ho iniziato un po’ perchè mi diverto troppo a scrivere, un po’ perchè i giudizi positivi del primo mi hanno incoraggiato… vedremo come va!